Linee guida per la razionalizzazione dei CED: un sunto

Linee guida per la razionalizzazione dei CED: un suntoRazionalizzazione e consolidamento. Questo è quanto le Linee guida pubblicate lo scorso 3 ottobre dall’Agenzia per l’Italia digitale auspicano riguardo la situazione dei reparti ICT delle Pubbliche amministrazioni.

Di seguito propongo alcune note appuntate durante la lettura del documento.

In premessa si ribadisce lo scopo, cioè razionalizzare le infrastrutture IT attraverso interventi sulla tecnologia, sulla logistica e sulla organizzazione con l’intento di diminuirne i costi di esercizio, semplificarne la gestione operativa e aumentarne l’efficienza, la flessibilità e la sicurezza.

L’operazione si muove sul consolidamento degli spazi e sul consolidamento/virtualizzazione degli apparati IT da attuare spesso in modo combinato.

Le quattro principali cause di inefficienza del panorama IT nazionale sono:

  • la frammentazione delle risorse ICT;
  • una spesa per l’ICT non coordinata;
  • la mancanza di interoperabilità, integrazione e cooperazione tra i sistemi informativi delle Amministrazioni pubbliche;
  • la lentezza nelle procedure che consentono di recepire l’innovazione tecnologica e di coniugarla con l’innovazione organizzativa.

Le quattro direttrici del processo di razionalizzazione sono:

  • la condivisione delle infrastrutture fisiche;
  • le infrastrutture tecnologiche, innovando e razionalizzando la spesa per la loro gestione mediante il consolidamento e la virtualizzazione dei data center oggi esistenti;
  • le reti TLC, con l’adesione ai contratti SPC e la valorizzazione delle infrastrutture di nuova generazione realizzate a valere sul “Piano strategico banda ultra larga” del Ministero dello Sviluppo economico, con il quale sono promosse opportune condivisioni;
  • i servizi di conduzione e gestione dell’ICT, ricercando economie di scala nell’acquisto di tali servizi, anche in riferimento ai contratti SPC.

Tra le evoluzioni tecnologiche abilitanti il consolidamento in ambiente distribuito vanno considerate:

  • la disponibilità di connessioni TLC larga banda in grado di connettere i centri “consolidati” con le sedi remote in cui le applicazioni vengono utilizzate, con alte prestazioni e a un costo contenuto;
  • le architetture degli applicativi sempre più orientate all’esercizio in ambienti distribuiti (e.g., applicazioni sviluppate in tecnologie web), capaci di operare su rete geografica;
  • la disponibilità di server di elevata capacità che permettono di concentrare in uno spazio ridotto risorse computazionali elevate;
  • l’orizzonte organizzativo, economico e tecnologico costituito dal cloud.

Classificazione dei CED secondo la TIA-942:

1. TIER I (basic – 99,671%)

  • Suscettibilità a interruzioni a causa di attività pianificate e non pianificate;
  • Mancanza di ridondanze e con singolo sistema di alimentazione e di raffreddamento;
  • Presenza o meno di UPS, generatori e pavimento flottante;
  • Fermo del datacenter: 28,8 ore/anno;
  • Totale spegnimento durante le manutenzioni preventive.

2. TIER II (redundant component – 99,741%)

  • Meno suscettibilità a interruzioni a causa di attività pianificate e non pianificate;
  • Componenti ridondati e con singolo sistema di alimentazione e di raffreddamento;
  • Presenza di UPS, generatori e pavimento flottante;
  • Fermo del datacenter: 22 ore/anno
  • Totale spegnimento durante le manutenzioni su alimentazione e altre parti dell’infrastruttura

3. TIER III (concurrently maintainable – 99,982%)

  • Possibilità di effettuare manutenzioni pianificate senza interruzione, ma suscettibilità a interruzioni a causa di attività non pianificate;
  • Componenti ridondati e collegamenti multipli per alimentazione e raffreddamento;
  • Presenza di UPS, generatori e pavimento flottante;
  • Fermo del datacenter: 1,6 ore/anno
  • Non necessario lo spegnimento totale durante le manutenzioni, prevista deviazione su altri collegamenti per alimentazione ed infrastruttura

4. TIER IV (fault tolerant– 99,995%)

  • Possibilità di effettuare manutenzioni pianificate e non senza impatti negativi sulla gestione della propria funzionalità;
  • Componenti ridondati e collegamenti multipli contemporaneamente attivi per alimentazione e raffreddamento;
  • Disponibilità di UPS, generatori e pavimento flottante;
  • Fermo del datacenter: 0,4 ore/anno
  • Non necessario lo spegnimento totale durante le manutenzioni, prevista deviazione su altri collegamenti per alimentazione ed infrastruttura

Il documento si chiude con le indicazioni per il piano triennale 2014-2016 di razionalizzazione dei CED della Pubblica amministrazione illustrando gli aspetti amministrativi, il cronoprogramma, i modelli di intervento e le indicazioni per gli aspetti economici.

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