Siti web della Pubblica Amministrazione italiana: il report 2020

Pubblica Amministrazione - valutazione rischi e beneficiA volte ritornano, le statistiche. Trovo infatti interessante osservare, a distanza di qualche anno, i nuovi risultati di vecchie indagini.

I siti web della Pubblica Amministrazioni rivestono oggi un ruolo più che mai centrale nell’esperienza digitale dei cittadini che, proprio su quelle pagine, richiedono e usufruiscono di servizi.

Precedentemente me ne ero occupato sia nel 2014 (qui), sia nel 2016 (qui). Ecco un riepilogo:

  • nel 2014 su 8.405 nomi a dominio (ricercando solo nello spazio di indirizzamento IPv4), il 25,41% era ospitato da Telecom Italia (ora nota come TIM), il 23,41% da Aruba e il 6,6% da Fastweb;
  • nel 2016 (ricercando sia nello spazio di indirizzamento IPv4 sia in quello IPv6) su 17.679 nomi a dominio presi in esame, il 38,82% era ospitato da Aruba, il 7,6% da TIM, il 3,6% da OVH, ma in IPv6 erano attivi pochi nomi a dominio (solo 195 cioè appena l’1,1% del totale) serviti principalmente dall’italiana Seeweb.

E oggi? Innanzitutto la metodologia: abbiamo estratto da indicepa.gov.it la lista di tutti gli enti pubblici italiani, 21.644 al 25 ottobre 2020, i quali devono popolare quel database e manutenere le informazioni di propria competenza. Ecco, già qui sono sorti i primi problemi poiché i dati sono molto sporchi e dunque alcuni enti hanno dichiarato che il proprio sito web fosse “ASSENTE”, oppure “—“, oppure $indirizzo@dominio, oppure $indirizzo_IP, oppure $Nome_Cognome ecc.

Gli enti pubblici presenti appartengono a diverse categorie, ma i più numerosi sono i comuni (quasi 8mila) e gli istituti scolastici (8mila circa).

A ogni modo, dopo aver ripulito il database, sono rimasti 20.066 nomi a dominio. Di questi, tuttavia, quando interrogati con un browser, 2.549 hanno restituito un errore di tipo HTTP 4xx, 64 un errore di tipo HTTP 5xx.

I nomi a dominio vivi e vegeti sono quindi 17.453, cioè quelli che, quando contattati da un browser, hanno restituito un codice di stato HTTP 200, HTTP 301 o HTTP 302 (questi ultimi due di solito usati per ridirezionare una sessione su porta TCP 80 in modalità HTTP, verso HTTPS su TCP 443).

A questo punto abbiamo interrogato i server dei nomi autoritativi per cercare gli indirizzi IPv4 (RR IN A) e IPv6 (RR IN AAAA) dei nomi a dominio selezionati. Infine abbiamo consultato i database dei Regional Internet Registry per conoscere il sistema autonomo di appartenenza degli IP trovati, che molte volte corrispondono anche al fornitore del servizio di hosting per il sito web.

Questi sono i risultati:

28 sistemi autonomi su 354, cioè il 7,9%, ospitano almeno 100 nomi a dominio di pubbliche amministrazioni italiane.

# DominiAs-numberAS-name, Country
628431034ARUBA-ASN, IT
161316509AMAZON-02, US
100520746ASN-IDC T.NO.OM.I.NC, IT
87616276OVH, FR
78724994GENESYS-AS, IT
50212874FASTWEB, IT
46144920SITEK, IT
36612637SEEWEB Web hosting, colocation and cloud services, IT
32652030SERVERPLAN-AS, IT
26324940HETZNER-AS, DE
24047242COLTENGINE COLTENGINE Network, IT
230200760ELOGIC-AS Elogic Srl – Cloud Services, IT
22344831INSIEL-AS VIA S. FRANCESCO 43, IT
1948075MICROSOFT-CORP-MSN-AS-BLOCK, US
18015169GOOGLE, US
15113335CLOUDFLARENET, US
1453269ASN-IBSNAZ, IT
14439729REGISTER-AS, IT
14031638ASN-LEPIDA, IT
12641651ASN-RVE National AS, IT
1226882RTRT-PEGASO, IT
1215602AS-IRIDEOS-KP, IT
113203461REGISTER_UK-AS, GB
1113242ASN-ITNET, IT
11147217PLANETEL, IT
10660087ASSUPERNOVA, IT
101137ASGARR Consortium GARR, EU
10119527GOOGLE-2, US
Hosting IPv4 dei nomi a dominio della PA divisi per Sistema Autonomo

Questi 28 sistemi autonomi ospitano da soli 15.142 nomi a dominio su 17.453, cioè l’86,76%.

Ma chi sono? Al primo posto c’e’ Aruba con 6.284 nomi a dominio, cioè con il 36% del totale; segue Amazon con 1.613 nomi a dominio pari al 9,2%; in terza posizione TIM con 1.005 pari al 5,76% del totale.

L’analisi dei nomi a dominio che mostrano un sito web anche quando interrogati secondo il protocollo IPv6 ha prodotto queste risultanze:

361 nomi a dominio sono in dual stack (il 2,07% del totale), mentre 17.092 (97,93%) sono raggiungibili solo in IPv4.

 

 

Al primo posto tra i fornitori troviamo Cloudflare con 138 nomi a dominio su 361, pari al 38,23%; in seconda posizione Seeweb che, con 58 nomi a dominio disponibili in dual stack (16,7% del totale di 361), si conferma la prima azienda italiana a dimostrare sensibilità nell’adozione del protocollo IPv6 per i clienti.

#DominiAS-numberAS-name, Country
13813335CLOUDFLARENET, US
5812637SEEWEB Web hosting, colocation and cloud services, IT
3563949LINODE-AP Linode, LLC, US
2931638ASN-LEPIDA, IT
2647217PLANETEL, IT
2315169GOOGLE, US
1116276OVH, FR
88560ONEANDONE-AS Brauerstrasse 48, DE
716509AMAZON-02, US
68068MICROSOFT-CORP-MSN-AS-BLOCK, US
312779ITGATE, IT
2137ASGARR Consortium GARR, EU
224940HETZNER-AS, DE
244512KONVERTO-AS, IT
259715SBTAP-AS, IT
2203476GANDI-AS-2 Domain name registrar – http://www.gandi.net, FR
18447TELEKOM-AT A1 Telekom Austria AG, AT
19026ULI-MAIN ULI, IT
120746ASN-IDC T.NO.OM.I.NC, IT
120773GODADDY, DE
131115INTRED-AS, IT
150178LIMITIS-AS, IT
151468ONECOM, DK
Hosting IPv6 dei siti delle PA divisi per Sistema Autonomo

Rispetto al 2016, il numero dei siti web delle pubbliche amministrazioni italiane fruibili anche in IPv6 è aumentato da 195 a 361 con una variazione percentuale in aumento dell’85,1%.

Lascio a ciascuno dei lettori la propria valutazione sul quadro appena tratteggiato. Mi limito solo a osservare che, a distanza di quattro anni dall’ultima rilevazione, la concentrazione di alcuni servizi essenziali della pubblica amministrazioni è rimasta pressoché invariata: Aruba passa dai 6.863 nomi a dominio del 2016 agli attuali 6.284 mantenendo, di fatto, il ruolo di partner più importante della PA italiana.

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